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SAN SALVARIO 

 

Anno di costruzione: 1903 (Bagni) - 1911 (Lavatoio) 

Anno di inizio attività: 1906 (Bagni pubblici) - 1912 (Lavatoio) 

Fine attività: 1975 (Lavatoio) - 2003 (Bagni Pubblici) 

Demolito: 1980 (Lavatoio) 

Indirizzo: via Belfiore, via Oddino Morgari

Destinazione d'uso originaria: Bagni e Lavatoi pubblici

Destinazione d'uso attuale: (dal 2010) Casa del Quartiere 

 

Descrizione: 

Edificio costituito da 3 corpi di fabbrica

Superficie interna calpestabile: 600 mq circa

Piano terreno: 350 mq

Piano interrato: 100 mq

Piano primo: 155 mq

Cortile: 470 mq

Nel 1903 la Città delibera la demolizione dello stabilimento in legno dei bagni pubblici e del lavatoio in piazza Nizza e la costruzione di una struttura in muratura, che potesse funzionare anche durante la stagione invernale, sul modello dei bagni in via Quattro Marzo, poi demoliti. 

La Giunta Comunale delibera: 

 

"[...] assai convenientemente si presterebbe alla erezione del nuovo stabilimento dei bagni un terreno di proprietà del signor Giuseppe Fassin, situato nel borgo San Salvatore, all'angolo della via dei Fiori col piazzale della Chiesa del Sacro Cuore di Maria, della superficie di metri quadrati 1063 circa, compresa la metà via dei Fiori, essendo il suolo della piazza già stato acquistato dal Municipio, per cui l'arca netta risulta di crica metri quadrati 928. Questo terreno è indicantissimo per la sua giacitura, poco discosta dal demoliendo stabilimento di piazza Nizza e prospieciente sull'anzidetto piazzale, di cui occupa per intero il lato sud, di rimpetto alla facciata della chiesa, sia per la forma rettangolare e per la sua superficie, né scarsa né eccessiva."

 

Nel maggio del 1903, la Giunta Municipale rendo il progetto:  

 

"Il nuovo progetto è alcquanto più complesso di quello presentato, come progetto di massima, in occasione delle proposte di cquisto del terreno, ed è studiato in modo di lasciare libero un tratto di terreno sufficiente per la costruzione di un lavatorio in sostituzione del lavatoio di piazza NIzza, il quale non soddisfa convenientemente ai bisogno del borgo. 

La vasche nei nuovi bagni saranno 14 e le docce 22, così rispetto ai bagni della via Quattro Marzo, si avranno in più 10 vasche e 7 docce. 

Inoltre, l'edificio conterrà l'alloggio del custode, la lavanderia, l'essiccatoio e sarà dotato degli apparecchi di riscaldamento; il rivestimento delle pareti sarà fatto con piastrelle in ceramica" 

 

L'edificio, progettato dall'ingegner Camillo Dolza dell'Ufficio Tecnico Comunale, prevedeva un corpo centrale ad angolo e due ali laterali restinate rispettivamente ad uomini e donne. Nel corpo centrale erano collocati, al piano terra, un atrio e una biglietteria e, al primo piano, l'alloggio del custode. Nei sotterranei, invece, il deposito per i combustibili e il locale che ospitava la caldaia per il rifornimento dell'acqua calda. 

I prospetti erano scanditi da lesene e cornici marcapiano, i serramenti erano in ferro, le porte esterne in legno di noce o abete rosso d'America, le porte interne in legno dolce, così come le imposte o gli scuri delle vetrate. I pavimenti delle sale da bagno erano previsti in battuto di cemento, mentre quello degli altri locali in palchetto di legno o piastrelle di terra compressa. La copertura era realizzata in tegole piano di colore rosso con travature in legno di larice d'America. 

Nel 1904 iniziarono i lavori di costruzione e lo stabilimento venne inaugurato il 3 luglio 1906.  

Nel 1906, dato il crescente afflusso di persone, venne istallata una seconda caldaia. 

Nel 1908 la Città riprese l'idea di struire un lavatoio attiguo alla struttura dei bagni ma le discussioni proseguirono fino al 1910 quando il referente del Consiglio Conunale scrive: 

 

"L'edificio dei bagni fu tosto costruito, ma l'impianto del lavatoio non si potè finora effettuale perché l'area che vi è destinata, a lato dello stabilimento dei bagni, manca di accesso diretto, dovendo erigersi dietro la casa che possiede ivi il signori Fassin, il quale, per atto 10 ottobre 1899, si obbligò di demolirla e consegnare al Comune l'area su cui sorge, libera e sgombra, al 10 ottobre 1909 per adibirla a sede della piazza Donatello, in seguito però a richiesta fatto dal predetto signor Fassin, la Giunta con Deliberazione del 22 settembre 1909, gli concesse una proroga di sei mesi per la demolizione della casa in discorso, mediante la corresponsione al Comune della somma di lire 500.

Pertanto col 10 aprile 1910 tale area, sgombrata da ogni costruzione, sarà incorporata con quella della detta piazza e sarà tolto così l'impedimento alla costruzione del progettato lavatoio, al quale pubblico, indipendentemente dall'attigui stabilimento dei bagni, avrà accesso diretto dalla piazza. [...] 

Il referente deve inoltre notare come per il migliore e più economico funzionamento di quello stabilimento di bagni popolari è necessario che il medesimo, a somiglianza di quello di via Quattro Marzo, sia dotato di una lavanderia propria. QUesta, per ragioni ovvie di ordine e di regolarità di funzionamento dei die servizi, deve necessariamente essere indipendente dal progettato lavatoio pubblico ed a tale intento il Servizio Tecnico propone di istituirla nei sotterranei dell'edificio dei bagni. Senonché tali sotterranei, che ora esistono soltanto sotto il fabbricato d'angolo, sono attualmente appena sufficieti per le caldaie e per il deposito del carbone per il servizio dei bagni; epperò a far luogo alla lavanderia occorrerebbe estendere la formazione dei sotterranei anche nel tratto del braccio di fabbricato, prospiciente la piazza Donatello, dove gli scavi furono inizialmente eseguiti solo a poca profondità" 

 

Nel 1911 la Giunta Municipale delibera la costruzione dell'attiguo lavatoio, collaudato l'anno successivo: 

 

"Il lavatoio avrà accesso proprio e diretto dalla piazza Donatello e conterrà 40 vasche. Di queste, 4 sarebbero riservate al servizio di lavanderia ad uso esclusivo dei bagni popolari, ed in compenso del locale apposito per la lavanderia che si sarenne dovuto eseguire in un nuovo sottorreneo dell'edificio bagni mediante sottomurazioni difficili e pericolose, si costruirebbe uno speciale locale per essiccatoio attigui al lavatoio pubblico." 

 

Il lavatoio, il cui accesso avveniva direttamente da piazza Donatello ed era dotato di 40 vasche a scompartimenti individuali, suddivise in due gruppi rispettivamente da 24 e 16 postazioni. I prospetto riprendevano il disegno e le modanature degli attigui bagni, così come le porte e i serramenti. La copertura era a falde con travatura in legno di larice d'America per la prima porzioni prospiciente piazza Donatello, in cemento armato a doppia soletta per la restante parte. Il pavimento del lavatoio vero e proprio era realizzato in batuto di cemento, mentre gli altri in piastrelle.  

Nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, si provvide alla trasformazione dei sotterranei in rifugio anti.aereo ad uso del custodi e nel 1942 l'edificio venne bombardato e distrutto. 

 

Natalia Levi Ginzburg (1916-1991), vissuta con la famiglia nell'edificio tra via Morgari e via Belfiore, parla dell'accaduto nel suo romanzo "Lessico Famigliare" nel 1963: 

 

"Tornarono a Torino, nella casa di via Pallamaglio che ora si chiamava via Morgari. La fabbrica di vernici sulla piazza era bruciata in un bombardamento, e così lo stabilimento di bagni pubblici" 

 

Nel 1951 iniziarono i lavori di ricostruzione e ampliamento dei bagni, sfruttando in parte gli spazi del lavatoio poco frequentato. Furono rimosse 22 delle 40 vasche presenti e venne demolito un tratto di muro esterno, al fine di ricavare un cortiletto coperto per aerare le 7 nuove cabine per le docce e il locale ripostiglio.  

Nel 1975 il lavatoio venne dismesso e la struttura venne demolita nel 1980.

I Bagni, rimasti in funzione fino al 2003, hanno subito un radicale intervento di ristrutturazione e traformazione in Casa del Quartiere (2010). 

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